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BIO

Alessandro Dobici nasce a Roma il 14 dicembre 1970. Ha otto anni quando, dʼestate, sua madre gli chiede di ritrarla in quello che è il luogo delle loro vacanze da sempre, Capodarco di Fermo, nelle Marche. Alessandro prende in mano la macchina fotografica per la prima volta, è subito attrazione. Dieci anni dopo, per il suo diciottesimo compleanno, quando riceve in regalo dai due fratelli maggiori un sassofono elettronico, non ha esitazioni: lo cambia con una reflex, una Yashica FX3 – 2000. Con quella, comincia a fotografare tutte le volte che può, prediligendo alle persone paesaggi ed oggetti. «Allʼinizio fotografavo solo paesaggi perché non volevo interagire con le persone. Cʼero solo io, il mio obiettivo, nessuno poteva vedere ciò che guardavo. Poi col tempo ho capito che fare fotografie poteva essere il più importante, gratificante e bel modo di esprimere me stesso e di conoscere gli altri». Insieme alla fotografia coltiva unʼaltra passione, il volo. Studia, si diploma in costruzioni aeronautiche, ma poi, come sempre, arriva il momento di scegliere. Decide che vivrà di fotografia e trova lavoro come assistente in un laboratorio  di sviluppo e stampa, riesce, fuori orario, a stampare anche le sue immagini, nello sforzo continuo di migliorare. Nel 1993, grazie a uno dei fratelli, ottiene un incontro con il noto fotografo Giovanni Cozzi e diventa il suo assistente. Lascia il laboratorio di cui nel frattempo era divenuto responsabile. È nello studio di Cozzi che impara che cosʼè e come si gestisce un set fotografico. Sei mesi dopo, Alessandro inizia a scattare book e a fare progetti di reportage. Un anno più tardi, con l’aiuto del padre, rileva una quota dello studio di Cozzi. Nel 1994 va a Cuba come assistente per un servizio di moda. Quando non è impegnato sul set, gira lʼisola e realizza un reportage. Nel 1995 è in Islanda, ancora per un servizio di moda. Si innamora del Paese dove tornerà, negli anni seguenti, altre cinque volte. Molte delle immagini del progetto espositivo sono state riprese in questa terra lontana. Dopo tre anni nello studio di Giovanni Cozzi si sente maturo e alla fine del 1997 decide di rendersi indipendente in uno spazio proprio. La prima pubblicazione importante arriva nel 1996 con il settimanale Max, è un servizio fotografico ad Alessandro Gassman. Da allora, Dobici si impone come ritrattista, amato dai più noti personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e della politica. I suoi ritratti sono pubblicati su prestigiose testate, tra cui Amica, King, LʼEspresso, Harperʼs Barzaar, Max. «Mi interessa capire cosa cʼè dietro e cosa hanno da dire le persone che incontro e fotografo. Il ritratto è unʼoccasione unica di poter rendere pubblico il mio punto di vista. E quando ritraggo un personaggio, cerco di raccontare la mia percezione sulla sua essenza, prima che sulla sua immagine». Nel 1996 realizza le fotografie di scena del film di Bigas Luna Bambola. Trovandosi sul set, la rivista Ciak lo invita a realizzare un servizio di ritratti al regista che rimane colpito dal lavoro di Dobici e lo vuole ancora come fotografo di scena nei film La Cameriera del Titanic, con Aitana Sanchez Gijon, e Volaverunt, con Penelope Cruz. Appassionato anche di musica, decide nel 1996 di mettersi in contatto con Claudio Baglioni. Gli invia il suo book, senza sperare in una risposta. Invece, Baglioni lo chiama e lo incontra. Dobici torna in studio senza il ritratto del cantante, ma con qualcosa di molto più importante: la promessa di realizzare un libro. Diventa così il fotografo ufficiale di Claudio Baglioni. Lo segue durante i tantissimi concerti e i progetti speciali condivisi che costruiscono e cementano una collaborazione e unʼamicizia che dura ancora oggi, da più di ventʼanni. Nel 1998 esce Cʼera un cavaliere in bianco e nero, pubblicato da Mondadori con oltre 250 fotografie di Baglioni tra ritratti e fotografie riprese durante i tour del cantante.